“Per noi l’Italia è importante come la Francia. Vi produciamo soprattutto per la divisione moda e pelletteria e abbiamo 30 manifatture”. Tanto importante da valere cospicui investimenti (“oltre 200 milioni nel 2019”), nonché il rafforzamento della solidarietà per la filiera durante la pandemia da coronavirus. Non è la prima volta che dai piani alti di LVMH spiegano l’importanza dello Stivale per le dinamiche della holding. All’indomani della posa della prima pietra di Fendi Factory di Bagno a Ripoli, Antoine Arnault va oltre. Il dirigente del gruppo (nella foto), nonché figlio del patron Bernard, al Sole 24 Ore racconta quanto l’Italia sia connaturata nel sistema LVMH: “Non solo ci basiamo sul know how italiano, ma ne facciamo parte”.
Solidarietà per la filiera
“Nel 2019 abbiamo investito in Italia oltre 200 milioni di euro – sono le parole di Arnault –, una grande cifra da destinare a un solo Paese. Investiamo molto nella formazione dei giovani artigiani”. La pandemia, con quanto ne è conseguito, è un trauma abbastanza violento da mettere in ginocchio l’intera manifattura del made in Italy. Non un rischio che LVMH possa correre a cuor leggero. “Abbiamo ben presente qual è il nostro ruolo nel sistema. Per questo anche durante il lockdown – continua – abbiamo passato ordini ai nostri fornitori: sapevamo che non avevano i mezzi per superare un periodo così, a differenza di un grande gruppo come LVMH. E proprio durante il lockdown le nostre maison hanno dimostrato di non voler mettere in secondo piano la sostenibilità, che resta una priorità assoluta”.
Il valore della qualità
A proposito di economia circolare, dai piani alti di Fendi, intanto, anticipano a WWD che sono in preparazione per le boutique decorazioni realizzate con 49.340 metri quadrati di scarti di pelle derivante dalle lavorazioni della stessa griffe. Arnault rassicura che lo sforzo per la qualità di LVMH non è fine a se stesso. “Con le 75 maison del gruppo cerchiamo di restituire al pianeta parte di quanto ci dà – conclude –. Certo non è un atto del tutto altruistico, perché i nostri clienti oggi scelgono di comprare da chi produce le cose più belle e nel modo più sostenibile”.
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