Un 2022 da incorniciare per il Gruppo Lanvin, malgrado le ombre. Un 2022 culminato, d’altronde, con la quotazione a New York di dicembre. Secondo i dati annunciati dal presidente e CEO Joan Cheng i ricavi della holding hanno raggiunto quota 425 milioni di euro. Vuol dire il +38% rispetto al 2021. A trascinare le vendite è proprio il marchio ammiraglio Lanvin, che fa +67% con i suoi 121,3 milioni (+145% nel wholesale).
Un anno d’oro
Sempre più apprezzato, anche dalla clientela più giovane, il tocco sofisticato che il direttore artistico Bruno Sialelli ha dato a Lanvin. Ancora meglio fa Sergio Rossi, marchio di calzature italiano acquisito nel 2021, che mette a segno un +116%. Per quanto riguarda gli altri brand, le vendite dell’austriaca Wolford (collant e lingerie), che ha oggi un nuovo direttore artistico come Nao Takekoshi, sono aumentate del 16% a 127 milioni di euro. St. John (maglieria) ha guadagnato il 17% a 86 milioni di euro. Caruso, alto di gamma italiano per la moda uomo, è aumentato del 25% a 30 milioni di euro. Per il 2023, come spiega la nota del gruppo, “Lanvin si concentrerà sul coinvolgimento del cliente e sull’espansione delle sue categorie di prodotti, in particolare negli accessori”.
Bene, malgrado le ombre
Tutto bene quindi. Al netto delle dimissioni del direttore finanziario del gruppo, avvenute meno di un mese fa. E di alcune ombre sulla liquidità di Fosun, casa madre del gruppo Lanvin, che ha di recente messo in vendita il palazzo di piazza Cordusio a Milano, ex sede di Unicredit. (aa)
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