Tra meno di 10 anni 7,6 milioni di famiglie benestanti cinesi saranno in grado di spendere ogni anno in prodotti di lusso quanto oggi valgono i mercati di Giappone, Italia, Francia e Stati Uniti insieme. Ovvero, nel 2025 la Repubblica Popolare da sola frutterà all’alto di gamma un fatturato di 151,4 miliardi di euro, poco meno della metà dei 344 miliardi di euro spesi su scala globale. Che i consumatori cinesi siano importanti per il mercato del lusso è un refrain che siamo abituati ad ascoltare. Un ricerca McKinsey&Company (“Chinese luxury consumers: the 1 trillion renminbi opportunity”) dà la misura del fenomeno. “L’incremento della spesa non è più trainato da clienti nuovi, che acquistano per la prima volta beni di lusso – spiega l’analista McKinsey Antonio Achille al giornalista Jay Gatsby di MFF –, ma da clienti già esistenti”. Intanto si allarga anche la platea: “Se nel 2008 i cinesi benestanti, ossia coloro che dispongono di un reddito superiore ai 38.000 euro circa, rappresentavano solo un terzo dei consumatori del lusso – continua Achille –, oggi sono la metà e rappresentano l’88% della spesa”. Centrale sarà anche il ruolo del digitale. Secondo una ricerca KPMG diffusa dalla testata Jing Daily entro il 2020 il canale online in Cina arriverà a veicolare il 50% delle vendite di beni di lusso.
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