A volte una “perdita al lordo delle imposte pari a mezzo milione di sterline” può essere considerata (quasi) un successo. Chiedere a Mulberry per conferma. Il brand britannico, che ha vissuto stagioni tempestose (le ultime) e sta cercando (da mesi) di ritrovare una dimensione credibile sul mercato, pare aver trovato la strada giusta. Nel primo semestre fiscale il suo fatturato è cresciuto del 10%, arrivando a 74,5 milioni di sterline. Buono il riscontro delle vendite a perimetro comparabile (+7%), ottimo quello relativo all’online: +32% e quota del 14% sul totale. Resta la perdita di cui si è detto, commentata in modo molto british e senza particolare apprensione poiché deriva da investimenti strategici interni al brand. Da capire con maggiore attenzione, invece, il rallentamento delle ultime 10 settimane, da ottobre a oggi, periodo in cui le vendite sono risultate ancora in crescita, ma non più del 4% “grazie soprattutto agli acquisti dei turisti a Londra – spiega il ceo Thierry Andretta -. Il Regno Unito e gli orizzonti delle prospettive globali sono diventati un po’ più incerti dopo l’ultima pubblicazione dei conti. Siamo comunque posizionati bene e il nostro bilancio è più solido, dopo aver avviato una gestione più corretta dell’inventario, che ci ha portato a generare solidi flussi di cassa”. Ottimismo anche dal punto di vista stilistico: molti i nuovi modelli di borse lanciati, compresi i 9 della prima collezione firmata dal direttore creativo Johnny Coca (nella foto), in carica da luglio 2015, “bene accolti – dice l’azienda – insieme agli accessori di piccola pelletteria, con il risultato di aver generato ulteriore interesse per il marchio”. Mulberry, dopo aver messo a budget investimenti necessari a “rivedere il proprio approccio a design, produzione e sviluppo, mantiene il 50% della produzione di pelletteria in UK, mentre ha affidato la licenza per le calzature in Italia, a Onward Luxury Group. Passo successivo, l’internazionalizzazione, per sganciarsi dall’eccessivo sbilanciamento sul mercato londinese. Come? Puntando sul Far East e avviando una NewCo distributiva con il proprio azionista di maggioranza, Challice (56% del capitale): “Siamo lieti di aver raggiunto questo nuovo accordo – conclude Andretta – nella regione dell’Asia del Nord. La nuova società supporterà la strategia internazionale per lo sviluppo in un mercato luxury chiave, dove vediamo una significativa opportunità di crescita”.
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