Grossi fuochi d’artificio sarà difficile vederne ancora: l’attenzione si sta concentrando sulle realtà di dimensioni medie, anche perché i grandi nomi sono già stati piazzati. E sarà pure più raro vedere trattative chiuse a cifre stratosferiche rispetto alle dimensioni finanziarie delle aziende: i livelli si stanno via via attestando. Sono alcune delle conclusioni cui arriva lo studio “Merger & Acquisition in the Fashion & Luxury Sector in Italy” stilato dalla società di consulenza KPMG. Dunque, dimentichiamoci acquisizioni come quella di Bulgari, pagato da LVMH nel 2011 4,3 miliardi, una cifra pari a 28,7 volte l’Ebitda dell’azienda. Dopo il picco del 2011, riporta il dossier, il rapporto cifra d’acquisto – Ebitda è gradualmente calato, passando dal multiplo 31,6 pagato da Mayhoola per Valentino e il 22 ancora da LVMH per Loro Piana, al 20,9 di Clessidra per Cavalli e poi al 15 di Carlyle per Golden Goose. La prospettiva è che il moltiplicatore rimanga a doppia cifra, ma in range basso. Secondo Maurizio Castello, advisory partner di KPMG che ha illustrato il report al 9° Luxury Summit del Sole 24 Ore, nel prossimo futuro le attività di M&A, dove si prevede particolare dinamicità nel settore accessori, diminuiranno di intensità: si sono calmati i big francesi (anche perché sono rimasti pochi top brand sul mercato), mentre aumenta l’attività dei fondi d’investimento che cercano aziende con alti potenziali di crescita.
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