Dal 2023 il lusso ha rallentato, come abbiamo appreso a nostre spese: la crescita media dei gruppi si è assestata in single digit growth (entro il +9%). Stefano Ricci, invece, no: il brand fiorentino, partito nel 1972 dalle cravatte e oggi brand lifestyle con 700 dipendenti, ha chiuso il miglior fatturato della sua storia. Il giro di affari si è attestato sul valore di 200 milioni, con la crescita del 43% su base annua.
L’eccezione di Stefano Ricci
Certo, le dimensioni non sono quelle dei grandi conglomerati, ma in questo senso Stefano Ricci ha fatto meglio di tutti: mentre nel 2023 il lusso ha rallentato, spiega Niccolò Ricci a La Nazione, il brand ha vissuto “l’anno di maggior fatturato”. Come? Sicuramente grazie al boom in Asia: “La crescita maggiore è stata in Greater China (+90%)”, riconosce il figlio del fondatore. Ma è anche il frutto di un’idea di qualità ed eccezionalità dal quale l’azienda non ha mai derogato.
Cuore italiano
Innanzitutto, c’è l’attenzione per il prodotto: “Produciamo al 100% in Italia e vendiamo prevalentemente all’estero – afferma Ricci –. Mio padre ha saputo trasformare la sua passione in ogni singolo dettaglio del guardaroba maschile, senza mai compromettere l’integrità del brand con liquidazioni di fine stagione o seconde linee”. E poi quella per l’azienda: “La società è saldamente nelle mani della nostra famiglia, ma cerchiamo di gestirla come se fosse quotata – conclude –. In passato c’è stato un avvicinamento a un progetto di quotazione, così come abbiamo ricevuto varie proposte di partnership”.
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