Commentando i dati con i giornalisti, il presidente Axel Dumas gongola: “Non abbiamo visto segni di rallentamento: nelle crisi si assiste a fughe del pubblico verso la qualità e noi ne abbiamo tratto beneficio”. Il manager può manifestare tanta sicurezza sulla scorta dei dati semestrali di Hermès. Che ha fatturato 6,69 miliardi di euro (3,31 nel periodo aprile-giugno), segnando su base annua il +25% a cambi costanti e il +22% a cambi correnti. Dato ancor più significativo, la maison francese registra ricavi netti per 2,2 miliardi (quota del 33%).
I risultati
Guardando alle categorie di prodotto, Borse e selleria (che con un giro d’affari di 2,7 miliardi da sola vale circa il 40% del fatturato di Hermès) segna nel semestre il +21%. Ready-to-wear e accessori (dove sono conteggiate le scarpe) intanto fa un lusinghiero +35% con 1,9 miliardi di euro. Guardando alle geografie, la maison può vantare una crescita media superiore al 20%. Guardando alle aree di maggior valore, il Giappone fa +26%, mentre l’Asia +28% grazie alla Cina, ma con buoni risultati anche in Corea, Singapore e Tailandia. Bene, intanto, le Americhe e l’Europa (1,4 miliardi), dove la Francia fa +24%.
La fiducia nelle crisi
Malgrado il contesto macroeconomico complessivamente difficile, Hermès conferma la propria fiducia nella possibilità di raggiungere gli obiettivi di crescita preposti. “I risultati rispecchiano la forza del nostro modello artigianale – è il commento che Dumas affida a una nota –. Per sostenerlo, continueremo a investire nella nostra capacità produttiva, accelerando nella formazione degli artigiani e nella creazione di posti di lavoro”.
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