No a Versace e no a Moncler. Le strategie di François-Henri Pinault per il futuro di Kering passano soprattutto nella valorizzazione dei marchi già in portafoglio. Nuovi acquisizioni sono sempre possibili, ma i criteri di selezione sono molto rigidi.
No a Versace e no a Moncler
Analizzando i conti del 2019, il presidente e CEO di Kering ha parlato con i giornalisti di alcuni aspetti legati al momento attuale e alle visioni future. L’argomento più caldo è stato quello delle acquisizioni. Come riporta WWD, Pinault ha rivelato di aver rinunciato a Versace nel 2018 perché il prezzo di 2,1 miliardi di dollari era troppo alto. “Non eravamo così interessati e abbiamo rinunciato all’acquisto a causa del prezzo” ha detto l’imprenditore, che ha anche smentito l’interesse per Moncler. “Non c’è niente sul tavolo. Ci conosciamo, ci apprezziamo” ha detto Pinault, chiarendo il senso dei tanto paparazzati incontri con Remo Ruffini: non parlavano di merger, ma del Fashion Pact.
Acquisti sempre possibili
La società francese ha un team che studia le potenziali acquisizioni. “Stiamo sempre valutando le opportunità che potrebbero presentarsi sul mercato. Non siamo passivi, ma siamo comunque molto, molto selettivi” ha detto Pinault. Tra i possibili obiettivi, il senso delle sue dichiarazioni, non ci sono i concorrenti diretti, le aziende al di sotto di una certa dimensione e i produttori di orologi.
Gucci addicted
Agli investitori che vorrebbero una minor dipendenza di Kering da Gucci, Pinault risponde di non vedere “alcun problema di equilibrio”. Il brand fiorentino, per di più, ha creato un circolo virtuoso per gli altri marchi del gruppo. “Gucci è la nostra spina dorsale, ha ancora un ottimo potenziale e continuerà a fare meglio degli altri marchi del lusso”, ha detto Pinault a La Repubblica.
I marchi già in casa
A proposito dei marchi già in casa, il CEO di Kering nella stessa intervista spiega che per Saint Laurent l’obiettivo è passare da 2 a 3 miliardi di euro, puntando su abbigliamento e scarpe: i ricavi ad oggi sono generati per il 70% dalla pelletteria. I piani per Bottega Veneta sono di tornare presto ad una crescita a due cifre, mentre Balenciaga, sul quale sono stati effettuati investimenti, ha superato ampiamente il miliardo di euro di ricavi l’anno scorso.
Questioni cinesi
Riguardo all’emergenza Coronavirus, Pinault afferma: “Tutti i nostri marchi sono sempre preparati al piano B: in Cina è scattato”. Riguardo la produzione, Pinault osserva come sia stata presa la decisione di rallentare la produzione più stagionale, che avviene in gran parte in Italia, e dirottato altrove i prodotti destinati alla Cina. (mv)
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