Come Gucci. Come Bottega Veneta. Anche il marchio Alexander McQueen avrebbe pagato le tasse in Svizzera e non in Italia. Kering – casa madre di tutti e 3 i brand – si ritrova nuovamente sotto la lente della Guardia di Finanza. In altre parole: deve trattare col fisco italiano la somma da versare per chiudere l’indagine fiscale a carico anche di questa sua griffe.
Kering di nuovo sotto la lente della GdF
Kering ha versato 1,25 miliardi di euro al fisco italiano per Gucci nel 2019. E 187 milioni di euro per Bottega Veneta nel 2022. Ora tocca a un’altra sua griffe di proprietà. I ricavi della sede fiorentina di Alexander McQueen sono stati contabilizzati in Svizzera tramite la controllata Luxury Goods International, con sede a Campedino in Svizzera. Mentre il fisco italiano sostiene che le imposte erano da pagare in Italia e non in Svizzera. Una situazione analoga a quella di Gucci e Bottega Veneta in cui la GdF ha accertato la presenza di “una stabile organizzazione non dichiarata”. Nel caso di Bottega Veneta, la Procura di Milano aveva accertato un accordo tra la società controllata da Kering e l’amministrazione fiscale svizzera per un abbattimento delle imposte fino ad ottenere un tax rate effettivo medio pari al 7,87%.
Dal 2016 al 2022
Secondo Reuters, la Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta per “omessa dichiarazione” di Alexander McQueen relativa ai redditi dal 2016 al 2022. Secondo la Guardia di Finanza il marchio non avrebbe dichiarato circa 60-70 milioni di euro di reddito imponibile, sul quale occorrerà calcolare l’imposta dovuta e gli eventuali interessi di mora. Kering ha confermato via mail a Reuters che “sono in corso discussioni con le autorità fiscali italiane in merito ad Alexander McQueen”. Aggiungendo di essere “fiduciosi della correttezza delle loro operazioni e stanno portando avanti queste discussioni in uno spirito di dialogo costruttivo”. (mv)
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