“Un cecchinaggio meschino”, “una controversia vuota”, una polemica “sconcertante”. Non cerca giri di parole Bernard Arnault, ceo di LVMH, per rispondere a quanti, dai sindacati, ai gilet jaunes, al popolo del web, hanno aizzato proteste contro la scelta del mondo del lusso di stanziare fondi per la ricostruzione di Notre Dame. “In Francia si è criticati anche quando si fa qualcosa di pubblico interesse – sono le sue parole riprese da Reuters –, mentre in molti altri Paesi avremmo ricevuto solo complimenti”. Per sgombrare il campo dagli equivoci e dalle maldicenze, Arnault ha annunciato che non beneficerà degli sgravi fiscali che Parigi concede alle imprese e ai privati che elargiscono donazioni per il patrimonio artistico francese: un’esenzione compresa tra il 60 e il 66% a seconda della casistica. La stessa intenzione dichiarata da François–Henri Pinault, presidente della holding e ceo del gruppo Kering: “Riteniamo che sia fuori discussione fare portare il peso della nostra generosità ai contribuenti francesi“, sono le sue parole secondo la stampa internazionale. Le due grandi holding dell’alto di gamma hanno stanziato complessivamente 300 milioni di euro. C’è chi vi ha voluto vedere dell’opportunismo. I Pinault e gli Arnault contano così di aver chiarito le priorità.
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