Origini e ascesa di Bottega Veneta raccontate da chi le ha vissute in prima persona: Renzo Zengiaro nel 1966 a Vicenza ha fondato il brand insieme a Michele Taddei. Nel suo racconto, pubblicato da Il Giornale di Vicenza, emergono numerosi riferimenti alla pelle e alla lavorazione intrecciata che contraddistingue la griffe passata nel 2001 nelle mani di Gucci per 156 milioni di dollari.
Origini e ascesa di Bottega Veneta
Renzo Zengiaro oggi ha 91 anni. A 14 era già in bottega: prima in una sartoria, poi presso la pelletteria Vitali e, successivamente, alla pelletteria Marisa. Attorno gli anni ’50 inizia a disegnare modelli di borse di varie dimensioni e colori “con pelli più morbide. La borsa non era più un elemento staccato, si poteva indossare e prendeva varie forme” spiega Renzo che viene coinvolto nella gestione della pelletteria Marisa che allora dava lavoro a oltre 100 persone.
La nascita di Bottega Veneta
A 34 anni il co-fondatore di Bottega Veneta decide di mettersi in proprio. “Con il figlio di uno dei rappresentanti che venivano in ditta, un padovano di origini napoletane, Michele Taddei, decidiamo di aprire un laboratorio tutto nostro”. Era il 1966. “Non sapevamo come chiamarci, allora abbiamo pensato alle botteghe quelle di un tempo con pittori, artisti e poi al Veneto. E così nacque Bottega Veneta” racconta l’ex imprenditore vicentino. “Puntiamo subito su prodotti di alta qualità usando capretti e nappe. Il mio socio conosceva una conceria nel napoletano che ci riforniva” ricorda Zengiaro.
Il mitico intreccio
La lavorazione a intreccio piaceva soprattutto in Giappone e in America e sancisce il boom della griffe. Negli anni ’80, però, i due soci cominciarono a non andare più d’accordo. L’azienda andò avanti fino a quando, nel 2001 venne assorbita da Gucci. Renzo Zengiaro ha continuato a lavorare nella pelletteria “all’inizio per alcune aziende italiane, poi per la spagnola Loewe”. É stato invitato ad assistere all’ultima sfilata di Bottega Veneta e “vedere ancora stivali con la pelle intrecciata mi ha fatto piacere: l’impronta è rimasta”. (mv)
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