Il primo obiettivo, la soglia dei 3 miliardi di euro, è ormai nel mirino. Quando Francesca Bellettini (nella foto) ha assunto l’incarico di ceo di Saint Laurent, la griffe fatturava circa 600 milioni. Oggi, a 6 anni di distanza, il giro d’affari del brand del gruppo Kering è di 1,7 miliardi di euro: “Abbiamo scelto la soglia dei 3 miliardi come primo pieno potenziale – spiega Bellettini a L’Economia, inserto del Corriere della Sera –, ma nel settore ci sono aziende molto più grandi e non c’è motivo per cui Saint Laurent non possa andare oltre questa soglia”. La manager in un colpo solo risponde a quanti, tra gli analisti, si interrogano sugli equilibri dei conti del gruppo Kering, ancorati al boom dell’ammiraglia Gucci. Ma, pur non indicando nel marchio guidato da Michele e Bizzarri il benchmark di riferimento, quando Bellettini parla di realtà di settore di dimensioni maggiori cui guardare, con ogni probabilità si riferisce proprio ai colleghi di Firenze.
Sì, ma come?
“Bisogna cercare di essere rilevanti in ogni categoria merceologica, di non dipendere troppo da un mercato o una nazionalità, da un prodotto solo o magari da un canale”. Interrogata sulla strategia di crescita che ha in mente per Saint Laurent, il ceo spiega che la ricetta passa dalla completezza di offerta e di distribuzione. Una parte importante, of course, la gioca il processo: “Per questo abbiamo realizzato delle business unit nelle calzature in Veneto e nella pelletteria in Toscana – argomenta Bellettini – con l’obiettivo di internalizzare lo sviluppo prodotto. Consente di avere una qualità sempre maggiore e di poterla controllare, offrendo al consumatore il giusto rapporto qualità-prezzo”. Il contesto economico e politico, in Europa e nel mondo, non lascia sereni. Ma il ceo non intende farsi spaventare. Investimenti in Italia? “Abbiamo intenzione di aumentarli”.