I rimbalzi di LVMH sono ineluttabili. E se lo dice uno dei suoi manager di punta, c’è da credergli. Torri Gemelle (2001), grande crisi finanziaria (2008), terrorismo (2014/15), Covid (2020) e ora guerra (2022). Non solo nessuna delle tragedie del XXI secolo ha rallentato il più grande gruppo del lusso, ma anzi questo ha di volta in volta sempre accelerato il ritmo di crescita. Toni Belloni, che in LVMH è entrato nel 2001 e ora ne è il direttore generale, non sa spiegare come sia stato possibile. Parlando con il Giornale, la prende con fatalismo: “Così va il mondo”.
I rimbalzi di LVMH sono ineluttabili
LVMH non considera certo terminati i propri progetti di espansione. Anzi. La holding che fa capo alla famiglia Arnault non ha nascosto i propri piani di “grandeur”. Anzi, si dice a caccia di brand in grado di durare “nei secoli”. Ma, intanto, come è stata possibile una tale crescita dei volumi e della marginalità in tre decenni tanto complessi? Belloni non sa davvero rispondere. In corrispondenza di ogni crisi “il mercato ha avuto una battuta d’arresto – riconosce –, mostrando però vitalità e recuperando in breve termine. Nel 2008/09 ci fu una discesa globale del 10% seguita due anni dopo da crescite double digit. Nel 2020 abbiamo avuto tante difficoltà con il Covid per rimbalzare ancora una volta nel double digit prima di riassestarci”. Ok, ma come LVMH ci è riuscita? “Così va il mondo”. In altri termini, qualcosa di ineluttabile.
Foto d’archivio
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