Fendi, cento anni con la (e nel segno della) pelle. Dal laboratorio di pelletteria aperto a Roma nel 1925, alla sfilata del 15 giugno allo stabilimento di Capannuccia, Bagno a Ripoli (Firenze), come ospite speciale di Pitti Uomo. Ma in (quasi) cento anni, gli artigiani sono cambiati. “Oggi sono anche ingegneri, per via dei macchinari. Uomini e macchine lavorano insieme”, ha detto Silvia Venturini Fendi, direttrice artistica degli accessori e delle linee del marchio in orbita Lvmh.
La sfilata in pelle
La collezione Uomo per l’estate 2024, presentata nella location di Fendi Factory, prevede un gran quantità di pelle. Nei soprabiti che mescolano camoscio, pelle e shearling. Nei grembiuli in pelle con le tasche per gli attrezzi. Perfino un classico metro da sarto realizzato in pelle e un portabicchieri, sempre in pelle. Oltre a tantissime borse.
Gli artigiani-ingegneri
La designer ha rivelato che sua nonna Adele Fendi, prima di fondare la maison nel 1925 a Roma, era andata in Toscana ad apprendere l’arte della pelletteria dai suoi cugini. “Oggi il lavoro manuale e il savoir faire non sono più sufficienti, bisogna avere una mente aperta, molto matematica, ingegnerizzata e creativa” ha detto la stilista parlando degli artigiani del 2023. “Nell’immaginario collettivo, si pensa all’artigiano come a un signore anziano curvo a fare un lavoro ripetitivo. Ma oggi gli artigiani avanzati sono anche ingegneri, per via dei macchinari”. E a MF Fashion spiega: “E molto bello il rapporto che c’è tra gli utensili di un tempo ma anche i macchinari di oggi”.
I giovani e la sostenibilità
Così come già fatto dal CEO Serge Brunschwig nell’intervista a La Conceria, anche la stilista ha affrontato con Repubblica la questione generazionale. “I giovani devono superare il cliché e abbracciare queste professioni. Vivono troppo nel virtuale, è alienante. Credo che a un certo punto serva tornare alla realtà e sporcarsi le mani”. Parlando di sostenibilità con WWD, la designer nota come gli articoli in pelle della linea Selleria, avviata da sua nonna, siano tutti metal-free. E osserva: “Penso che i prodotti debbano essere accompagnati da un passaporto. Ci saranno sempre più regole, perché la gente cerca trasparenza, vuole sapere cosa compra e chi realizza i prodotti”. (mv)
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