Per Maria Sole Ferragamo la sostenibilità è uno state of mind

Per Maria Sole Ferragamo la sostenibilità è uno state of mind

Architetto, designer di gioielli e artista. Ha un’anima eclettica Maria Sole Ferragamo, nonché un amore spassionato per la pelle, materiale prediletto delle sue creazioni. Nonché uno spirito green: per lei la sostenibilità è uno state of mind. La giovane creativa, nipote di Salvatore Ferragamo (fondatore della maison fiorentina) la mattina del 4 febbraio era l’ospite d’onore di Polimoda Firenze. In che occasione? Per una lectio magistralis a Villa Favard, sede dell’istituto internazionale di moda, moderata dalla giornalista Beatrice Campani. Ferragamo ha raccontato ad una sala gremita di studenti il suo percorso. Ultima tappa il lancio del brand So-Le Studio, col quale produce in Toscana gioielli e accessori unici realizzati con pelle riciclata, ispirata dall’idea del “wearable architecture”.

La formazione

Innanzitutto, una riflessione sul cognome Ferragamo, un’eredità molto importante da portare con sé: “Sono molto fortunata di essere cresciuta in una famiglia di creativi come la mia – ha risposto Maria Sole –, ma soprattutto di essere cresciuta a Firenze, una città indispensabile per imparare a riconoscere ed apprezzare la bellezza”. Il suo percorso di formazione ha attraversato mezzo mondo: da Tokyo a New York, da Londra fino a Milano attraverso, immancabilmente, la Toscana. Laureata in architettura al Politecnico di Milano, ha conseguito un master in design del gioiello alla Central Saint Martins di Londra, poi ha deciso di tornare a Firenze per lanciare il suo progetto.

Enfant prodige

Già a 12 anni Maria Sole ha scoperto la propria passione, realizzando orecchini con gli avanzi di pelle. “È stato merito di mia madre, che per il mio nono compleanno mi regalò una scatola rossa con dentro i primi strumenti per creare piccoli accessori – racconta –. È dal quel momento che ho capito che fabbricare qualcosa con le mie mani era la mia passione”. La svolta della sua crescita come designer è stata l’esperienza di Craft The Leather, concorso promosso da Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale di Ponte a Egola: Maria Sole vi ha preso parte all’inizio della sua carriera. “È stato il punto di partenza della mia ricerca. Ho scoperto molto degli elementi che mi hanno poi accompagnato in tutto il mio lavoro. La trasparenza, il movimento, la versatilità, il comfort, il dare ai materiali qualcosa di nuovo che non hanno in origine”.

Versatilità

“Per me la versatilità è cruciale”, spiega la designer. Tutte le creazioni So-Le Studio – bracciali, anelli, collane e da ora in poi anche borse – possono essere personalizzate, così come sono modellabili e si adattano a diversi utilizzi. “In questo modo incoraggi le persone a scegliere un accessorio che sentono davvero loro, un oggetto a cui affezionarsi. Così la versatilità diventa longevità”.

Sostenibilità come “state of mind”

“La sostenibilità per me è essere consapevoli e informati sul proprio lavoro”. Non è certo fatto di slogan o superficiali etichette l’approccio ecologico di Maria Sole Ferragamo. “Dobbiamo sempre porci molte domande. Per me la sostenibilità è uno stato mentale. I miei prodotti sono pieni di significato. Non devono essere solo eco-friendly. Devono produrre emozione, benessere, bellezza”. Questa la filosofia della designer, che rispetta una politica eco-sostenibile in ogni step del processo produttivo: dal risparmio energetico, all’utilizzo di scarti di pelle “solo italiana o al massimo europea”, dalla tracciabilità garantita.

La scelta della pelle

Quando si parla di “real sustainability” (slogan dell’ultima campagna di comunicazione UNIC – Concerie Italiane) è impossibile non far riferimento allo scetticismo che spesso accompagna il materiale pelle. Abbiamo domandato a Maria Sole se si fosse mai scontrata con punti di vista di questo tipo. “Certo: quando rispondo non pongo l’attenzione sul fatto se sia giusto o sbagliato usare la pelle – dice, con riferimento alle riserve etiche d’area vegana –, ma su come sia facile e stimolante utilizzare degli scarti, che sono già disponibili come risorse e che altrimenti non sarebbero considerati. Ricordo sempre, cioè, che la pelle che utilizzo è un residuo dell’industria alimentare”.

Nella foto, a sinistra un momento dell’intervista; a destra, Maria Sole Ferragamo con Danilo Venturi, direttore di Polimoda Firenze

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