Per Alessandro Michele il dato positivo è che la reazione c’è stata. “La moda ha dato dimostrazione di non essere una vecchia signora – dice a La Repubblica –, ma una strana divinità che ha grandi poteri”. Ma CRV non è l’unica grana del lusso: altre ce ne sono e ce ne sono state. Quindi è giusto registrare con soddisfazione la buona prova fin qui prodotta. Ma, ammonisce il direttore creativo di Gucci, non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia.
CRV non è l’unica grana del lusso
“Non deprezziamo il valore che la moda ha – continua Michele –. Ha rischiato di morire tante volte perché aveva tante malattie, non solo Covid. Ora ce lo diciamo ed è come una terapia di gruppo: chi nega ancora sbaglia”. La pandemia ha avuto un certo effetto, ça va sans dire, sullo stesso Epilogo, la maratona di contenuti presentata dal brand toscano durante Milano Digital Fashion Week. “C’è stata una correzione in corso d’opera – riconosce Michele –, ma non forzata. C’era la volontà di dire quante cose pazzesche accadono dietro e quanti spazi metafisici si occupino”.
Indagine autarchica
Come spiega il senso del suo progetto lo stilista? “È un’indagine, autarchica – continua con la Repubblica –, che ho cercato di smascherare da più parti: dal backstage al casting. Era il momento di mostrare il fuori come il dentro. Il lockdown mi ha dato un ultimo colpo e ho pensato all’epilogo di un mondo che è più complesso. Che, se tu indaghi e lo fai lavorare in altra maniera, sa dare il meglio di sé, anche se togli la passerella tradizionale”. Un’operazione verità, a suo modo: “La gente ha potuto trovare tutto e nulla in quelle immagini – conclude –, ma mi piaceva l’idea di mostrare quello che certi riti non avevano mai fatto”.
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