Per Richemont il merger con Kering è la cosa migliore da fare

Per Richemont il merger con Kering è la cosa migliore da fare

Per Richemont il merger con Kering è la cosa migliore da fare. I francesi sono forti nella moda, gli svizzeri nella gioielleria. Il colosso elvetico, nonostante alcuni giri di poltrone, non riesce a far viaggiare il business della moda come vorrebbe. Si salva grazie alla pelletteria. Ma non basta. Richemont ha ancora molta strada da fare per poter competere con i rivali francesi come LVMH e la stessa holding della famiglia Pinault. Per questo, sostiene BOF, per Richemont il merger con Kering sarebbe la cosa migliore da fare.

Numeri
Basta un dato: negli ultimi 5 anni il valore di mercato di Richemont è rimasto quasi invariato, quello di LVMH ha raggiunto i 200 miliardi di euro. “Da tempo gli investitori si interrogano sulla validità delle aziende di moda di Richemont” ha osservato l’analista del lusso Mario Ortelli con Business of Fashion. Il declino del business dell’orologeria e l’ipotesi di merger tra Tiffany e LVMH suggeriscono al gruppo elvetico di non trascurare il segmento moda. Secondo alcuni analisti, la vera opportunità per Richemont potrebbe essere nelle potenziali sinergie con l’e-commerce del gruppo Yoox Net-a-Porter Group (YNAP). Al momento sono da escludere nuove cessioni (dopo Lancel). Così come nuove acquisizioni. Per questo il matrimonio Kering-Richemont sarebbe la cosa migliore da fare.

Chloé
È il marchio più importante del portafoglio moda di Richemont, ricorda BOF. Ha raddoppiato il suo fatturato in meno di cinque anni, arrivando a 510 milioni di euro (stime Morgan Stanley) di cui il 60% generato dalla pelletteria. Il problema sarebbe anche la non redditività. Per un marchio di moda di medie dimensioni oggi è difficile competere con i giganti della sua categoria.

Alaïa
Il fatturato netto di Alaïa nell’esercizio 2017 (stime Morgan Stanley) è di circa 65 milioni di euro. Al brand manca ancora un orientamento ben preciso dopo la scomparsa del suo designer fondatore. Il piano di crescita futura probabilmente dovrà fondarsi sul business degli accessori.

Dunhill e AZFashion
Il fatturato di Dunhill per il 2019 è stimato attorno a 160 milioni di euro: l’andamento nell’ultima trimestrale è giudicato positivo dalla società elvetica. Nonostante il riconosciuto talento di Alber Elbaz, intanto, lanciare un nuovo marchio appare una proposta rischiosa. Perché? Lo stilista non si è dimostrato in grado di attrarre consumatori della Generazione Zeta. Per Ortelli, la differenza nel comparto moda di Richemont non la farà certo questa start up. (mv)

Immagine da Shutterstock

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