Per Tisci il problema del lusso è chiaro: “Sembra tutto uguale”

Per Tisci il problema del lusso è chiaro: “Sembra tutto uguale”

“Ora è una confusione. Sembra tutto uguale”. Le parole di Riccardo Tisci (in foto, da Instagram) confermano una certa omologazione del lusso. Le griffe fanno tutto. Dai vestiti agli accessori, dai profumi ai gioielli. Ma così facendo hanno indebolito la propria identità, finendo per somigliarsi l’un l’altra. Una strategia vincente quando la domanda dei consumatori è sostenuta. Ora invece servirebbe tornare indietro e potenziare le proposte per attrarre maggiormente i clienti. Ma è complicato.

La carriera di Tisci

Riccardo Tisci è stato direttore creativo di Givenchy (marchio in orbita LVMH) e poi di Burberry dal 2018 fino a settembre 2022. In una intervista a Financial Times si dice pronto a fare il suo rientro. “Vorrei entrare in una casa di lusso che ha già una forte identità, alla quale devo quindi solo dare di più. Per il prossimo progetto voglio essere molto libero” spiega Tisci.

 

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I social

Ora la differenza la fanno i social. “Negli anni 2000 non avevamo Instagram, quindi era tutto una questione di creatività”, osserva lo stilista, facendo intuire che oggi si scopiazza un po’. Non solo. “Oggi è tutto come il fast fashion. Se sei carino e hai un buon marketing, puoi arrivare al primo posto. Chi ha talento ma è timido non ha questa opportunità” precisa Tisci. Questo perché i direttori creativi moderni non sono solo noti per le loro creazioni, ma anche per il numero dei propri followers.

Il problema

La stoccata è dietro l’angolo. E arriva puntuale. Secondo il designer, l’industria della moda deve fare marcia indietro e tornare alla “creatività e alla vera identità. Spero che sarà anche molto più aperta di mente. Perché ora è una confusione. Sembra tutto uguale”. Tisci conferma il pensiero diffuso che sul mercato le collezioni si sono appiattite. Mentre latitano le proposte interessanti, qualcosa che non sia il già visto. Con il boom dei consumi cinesi non c’era la necessità di creare. Mentre adesso, con il rallentamento dei consumi, le griffe preferiscono non osare. Hanno il timore di presentare proposte innovative e coraggiose che possono deludere il mercato e ridurre le entrate. Per cui meglio affidarsi a prodotti evergreen o al massimo ad articoli che sono semplici rivisitazioni di pezzi d’archivio. (mv)

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