Nel trimestre in corso, il terzo del 2020, le vendite del lusso registrano un calo del 10%: non un granché, ma comunque meglio di quanto fatto nel semestre precedente. Lo scrivono gli analisti di banca UBS in un report citato da Business of Fashion. Ma sull’alto di gamma si addensano, però, ancora nubi. A quelle generate dalla pandemia si sommano, infatti, quelle in arrivo dalla guerra commerciale tra Cina e USA. C’è da stare attenti alla trade war, dunque, e non solo alla conseguenze di Covid.
Per certi versi, bene
Nel trimestre che chiuderà a fine mese, dicevamo, le vendite del segmento luxury perderanno il 10% su base annua. La variazione è in sensibile miglioramento rispetto ai primi sei mesi del 2020, nonostante il crollo del turismo internazionale. LVMH, ad esempio ha perso il 28% dei ricavi (-38% nel secondo trimestre). Kering ha ceduto il 30,1% nei sei mesi (-43,5% nel periodo aprile-giugno). Altri marchi hanno registrato risultati peggiori: Ferragamo -47%, ad esempio, e Prada -40%. “Le tendenze del mercato rimangono volatili e la mancanza di turismo continua a pesare sulle vendite – scrive l’analista Zuzanna Pusz –, ma gli ultimi dati provenienti da vari marchi e rivenditori suggeriscono che la ripresa continua ad aumentare, soprattutto in Asia”.
Attenti alla trade war
La guerra commerciale USA-Cina avrà implicazioni nel lusso.Tra i marchi più colpiti dalla chiusura di Tik Tok negli States, secondo Business of Fashion, ci sarebbero Gucci, Balmain e Balenciaga. Ma ancora più preoccupante sarebbe l’esclusione di molti marchi dal social cinese WeChat. E in questo caso Coach o Michael Kors potrebbero risentirne. Jason Yu, direttore generale della Cina di Kantar Worldpanel, delinea uno scenario ancora più drastico per i marchi statunitensi. Il governo cinese potrebbe punire le aziende americane facendo leva sui giganti della tecnologia come Alibaba, Tencent e JD.com. (mv)
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