Anthony Vaccarello ha riportato Saint Laurent in passerella a Parigi. E, così, tornando nel calendario di una fashion week dopo la pandemia, ha chiarito quello che pensa davvero sull’impatto del virus sulla moda e sul futuro del lusso. Il Covid è stato uno stop forzato, è la sua posizione, ma è tempo di riattivare i motori, senza grandi rivoluzioni. Ricorderete, quello sulla necessità di riforma del lusso è un dibattito aperto con un ormai storica intervista a WWD di Giorgio Armani. Eravamo nel pieno del primo lockdown (aprile 2020) e da quell’intervento scaturì un dibattito a molte voci, che si trasformò in una sorta di manifesto politico. Ecco, non solo (come ha riconosciuto lo stesso Armani) la pretesa rivoluzione del fashion è stata sostanzialmente tradita. Ma, ora, Vaccarello dice né più né meno che è stato tempo perso, un noioso parlarsi addosso.
Il dibattito sul futuro del lusso
C’è una certa enfasi sui media a proposito del ritorno in passerella di YSL. “Non ho mai detto che non ci sarei mai più stato – si schermisce Vaccarello –. C’è stato il Covid e per me era un po’ ridicolo rimanere nel calendario e far finta di niente. Visto che già eravamo super spaventati”. Eppure, obiettano in sala stampa, si è molto parlato di come sarebbe cambiata l’alta moda, a partire dalle passerelle. “Sono sempre stato un po’ stanco, durante la pandemia, di vedere tutte queste persone parlare del futuro della moda – sono le sue parole riprese da MFF –. Per me dovevamo solo staccare la spina e stare in casa. Questo è tutto. Sapevo che quando le cose sarebbero andate un po’ meglio sarebbe stato impossibile cambiare completamente il modo in cui presentiamo le collezioni. Perché è parte della moda fare i fashion show. Non è lo stesso altrimenti”.
La mancanza di alternative
Insomma, il passo indietro era temporaneo, non definitivo. Vaccarello mantiene una quota di prudenza (o fatalismo, che dir si voglia): non è possibile escludere che YSL sia costretta a saltare ancora qualche edizione della fashion week parigina. Ma la verità è che non esistono alternative all’altezza dell’evento pubblico. “Per me fare uno show è un qualcosa di differente rispetto a fate un video – conclude –. Mi era mancata l’energia. Voglio dire, faccio questo lavoro per la tensione, l’energia che non hai nei video. Quando faccio la collezione, penso sempre prima a come la presenterò al pubblico, perché per me è importante raccontare una storia”.
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