Un designer che ridimensiona i designer. Sembra un paradosso, ma non lo è. Perché quando si tende a comprimere fin troppo l’identità di un brand sulla sola visione artistica del suo direttore creativo, Pierpaolo Piccioli (in foto, Imagoeconomica) ci tiene a rimettere le cose nella giusta prospettiva. Chi è alla guida di una griffe ha “un potere enorme”, riconosce lui che guida Valentino. Ma uno stilista non è un monarca assoluto, non è un genio isolato che traduce in look la propria visione: è un professionista all’apice di un team e che al proprio team deve tutto.
Un premio di gruppo
Piccioli ha appena ricevuto dal British Fashion Council il titolo di designer of the year 2022. “Una grande emozione – riconosce con MFF –. Aver vinto quest’anno soprattutto significa tante cose. È un riconoscimento al lavoro, ma anche ai valori che ci sono dietro, i miei e quelli delle persone che lavorano con me. È una vittoria corale. È un riconoscimento a quello che ho fatto, ma anche alle persone che vi hanno contribuito”.
Un designer che ridimensiona i designer
Il mondo dell’alta moda è reduce dallo choc della separazione tra Alessandro Michele e Gucci. È anche alla luce del fatto di cronaca che Piccioli si sente in dovere di ridefinire la cornice in cui opera la guida stilistica di una maison. “Questo lavoro dà la possibilità di far sentire la propria voce in maniera forte – afferma –. Se usi la tua voce per dire quello che pensi e quello che pensi ha una consistenza, è un grande potere”. Ma nessuno stilista è un’isola, si può dire parafrasando l’aforisma: “Bisogna essere consapevoli del proprio linguaggio e credo che ognuno faccia il suo percorso – continua Piccioli –. Per questo è importante per me non aver vinto questo premio da solo. È importante che un creativo sia nel posto giusto e sia supportato dal team. I designer possono dare la direzione, ma è importante che i team traducano le loro intuizioni in realtà”.
Leggi anche: