Internalizzare la produzione e, di conseguenza, tagliare la rete dei terzisti. Procedere all’acquisizione dei fornitori a monte della filiera, concerie incluse. Sono i due obiettivi su cui lavora il direttore industriale del Gruppo Prada, Massimo Vian. Il manager affronta anche il problema del ricambio generazionale, con il target di 200 assunzioni per il 2022. Il futuro della filiera produttiva di Prada è tracciato e prevede anche un importante investimento a Piancastagnaio per il 2023, oltre a nuove collaborazioni per la calzatura tra Empoli e Pisa.
La strategia industriale di Prada
“Da un paio di anni Prada sta internalizzando la fase di assemblaggio delle calzature e della pelle”, spiega Vian (nella foto, da LinkedIn) a Il Tirreno. Nella stessa intervista conferma la riduzione della rete di subfornitura: “Il 100% dell’acquisto dei materiali, delle attività di taglio dei pellami e del controllo qualità avviene nelle nostre fabbriche”. Vian afferma che ha come obiettivo portare nei prossimi 2 o 3 anni l’assemblaggio delle borse dal 35% attuale al 45-50%. “Una volta chiuso l’obiettivo di produrre il più possibile nelle nostre fabbriche, dovremo assicurarci il rifornimento delle materie prime e dei semilavorati di base”. Il gruppo Prada sta stringendo il cerchio sulle forniture di pellami con criteri sempre più serrati.
Capitolo acquisizioni (concerie incluse)
“Non escludiamo di fare operazioni simili a quella con Modesto Biagioli” (azienda di Filati acquisita con Zegna lo scorso giugno, ndr). È la risposta di Vian ad una domanda a proposito della filiera conciaria. Ma Prada monitora costantemente tutta la filiera per individuare opportunità di acquisizioni. “Stiamo guardando con interesse l’area pisana, dove abbiamo partner nel mondo conciario, e a Fucecchio, dove produciamo abbigliamento in pelle. Stiamo cercando fornitori nel mondo della calzature che sta vivendo un boom”.
Internalizzazione
Dalle parole del direttore industriale si evince che Prada ha difficoltà ad avere terzisti allineati. Proprio per questo “una delle soluzioni è internalizzare”. Ma il rovescio della medaglia è che bisogna cercare maestranze. “La più grande sfida è il ricambio generazionale del settore. Una brava cucitrice a macchina vale oro, ce le rubiamo tra noi. Se ha sette-otto anni di esperienza guadagna ben più di un coetaneo avvocato o architetto”, conclude Vian. (mv)
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