Hong Kong e i brand moda rallentano la crescita di Richemont. Nell’ultimo trimestre 2019 (il terzo dell’esercizio fiscale) le vendite del colosso elvetico sono state pari a 4,16 miliardi di euro. Cioè: +4% a valuta costante. Si tratta di un rallentamento rispetto al primo semestre, durante il quale il fatturato era cresciuto del 6%. In altre parole: Richemont rallenta il ritmo delle sue performance.
Malanni geografici
Le vendite sono cresciute in tutte le area geografiche tranne che in Giappone (-7% a cambi costanti). Il mercato che ha dato più soddisfazioni è stato quello europeo, con una crescita del 9% a cambi costanti. Nell’area Asia-Pacific le vendite sono aumentate del 2% “trainate da una crescita a doppia cifra in Cina e Corea, che hanno più che compensato una grave contrazione delle vendite ad Hong Kong”.
Malanni modaioli
Una nota negativa arriva, però, anche dalle attività che Richemont raggruppa sotto la voce “Other”. In altre parole: Richemont rallenta il ritmo per colpa dei marchi di moda e accessori. Il business di questo segmento sembra essere sempre più marginale. Nel trimestre in esame è arrivato a valere circa il 12,6% dell’intero fatturato della multinazionale elvetica. Incassando 522 milioni di euro a cambi costanti: il 3% in meno. “Ciò riflette le difficili condizioni commerciali che affliggono le nostre maison di moda e accessori”. Unica eccezione: “Peter Millar che ha continuato a mostrare un forte slancio negli Stati Uniti” si legge in una nota. Secondo Reuters, le sfide che Richemont deve affrontare sono due. L’integrazione dei portali Yoox Net-a-Porter (YNAP) e Watchfinder. La crescente minaccia concorrenziale di LVMH nel settore della gioielleria dopo l’acquisizione di Tiffany. (mv)
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