La scorsa settimana Richemont ha reso noti i profitti del 2012, che hanno toccato la cifra record del +30%, ma se questi vanno attribuiti prevalentemente alle prestazioni finanziarie di Cartier, Iwc, Panerai e Van Cleef & Arpels, i brand della pelle da tempo vivono situazioni diverse. Ieri Marty Wikstrom, a capo del settore moda dal 2009, ha lasciato la società. Il suo abbandono ha sollevato l’ipotesi alla borsa di Ginevra che l’azienda intenda liberarsi dei brand che non producono profitti. Il settore moda e accessori di Richemont non riesce infatti a decollare e vale oggi meno di un quinto delle vendite consolidate, superiori a 10 miliardi di euro. “A mio giudizio Wikstrom si è dimessa perché non esiste un programma di investimenti sensato, che preveda l’espansione del settore” sostiene Jon Cox, analista di Kepler Cheuvreux. Se Dunhill, Lancel e Chloe mancano di brillantezza, sotto la guida di Wikstrom le quotazioni dell’azienda svizzera sono comunque quadruplicate, facendo meglio di Kering e Lvmh. Il vero problema parrebbe essere Chloè. (p.t.)
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