“Ridare dignità al lavoro operaio”: sì, ma per davvero

“Ridare dignità al lavoro operaio”: sì, ma per davvero

Non è un discorso nuovo quello di Brunello Cucinelli che, ricevendo il premio Einaudi 2024, ha parlato della necessità di restituire “dignità al lavoro operaio”. L’imprenditore umbro è nel club ristretto di quelli, come Antonio De Matteis di Kiton, che a ogni occasione pubblica pongono l’accento sulla qualità delle condizioni lavorative degli addetti come leva per lo sviluppo del sistema manifatturiero. È un discorso sempre valido, che assume maggiore valore quando le inchieste della Procura di Milano proiettano ombre inquietanti sul made in Italy.

Il discorso di Cucinelli

“Abbiamo una necessità estrema di restituire dignità al lavoro operaio che è la chiave di tutto”, ha detto Cucinelli (in foto) durante la cerimonia di consegna del premio della Fondazione Luigi Einaudi. Che gli ha riconosciuto, si legge nelle motivazioni, “la coerenza di una vita spesa nella diffusione di alti principi etici di libertà e responsabilità nel solco degli insegnamenti di Luigi Einaudi”. È in questa sede che Cucinelli ha rivolto ai colleghi un messaggio a metà strada tra il consiglio e l’appello: “Se ogni impresa decidesse di rinunciare a un 1% di profitti, potrebbe fare un’enorme differenza nelle vite degli operai”. Lui, dal canto suo, ha anteposto il valore del lavoro davanti a qualsiasi forma di avidità. “Racconta che quando sbarcò in Borsa – riporta la Stampa – avvertì gli investitori: Se pensate di fare profitti creando difficoltà all’essere umano, non puntate su di noi”.

 

 

Il made in Italy

Intanto, la cronaca nazionale racconta la tragica storia di Sing Satnam e delle piaghe del caporalato nell’agricoltura italiana. Caporalato. Parola chiave che oggi tira in ballo anche il sistema della moda, non solo nelle oscure retrovie di una rete manifatturiera infiltrata nelle appendici periferiche da interessi criminali e affaristi senza scrupoli. Ma anche nelle filiere dei brand più o meno grandi, come ha scoperchiato la Procura di Milano, che ha posto in amministrazione giudiziaria (in ordine cronologico) Alviero Martini SpA, Giorgio Armani Operations e Manufactures Dior. Per questo è importante che i discorsi di Cucinelli e De Matteis non cadano nel vuoto. Se il made in Italy tiene davvero al ricambio generazionale e quindi al proprio futuro, non può permettersi di sottovalutare il proprio capitale umano. Essere accostati sulle stesse pagine di giornale a orribili storie di sfruttamento non aiuta ad attrarre risorse e talenti.

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