Risso sa far crescere Marni senza l’ossessione degli obiettivi

Risso sa far crescere Marni senza l’ossessione degli obiettivi

Sotto la sua guida, Marni ha registrato l’incremento del 29% in due anni. Ma Francesco Risso (in foto), direttore creativo del brand della scuderia OTB, non ha l’ossessione degli obiettivi. Anzi, se ne tiene alla larga. A suo dire, se a guidare l’azione di un designer è solo il risultato (la crescita costante), c’è il rischio che perda contatto con la realtà. Perciò per lui è importante lavorare in team, dove ognuno ha le sue competenze. Un lavoro di squadra quindi, senza parametri imposti da numeri, social o like.

Un processo che non parte dal singolo

Risso è lontanissimo da quello che oggi sembra definire un creativo. Per la collezione autunno/inverno, infatti, è partito dal metodo. “Per questo inverno, ho iniziato facendo rivestire di carta tutto il mio studio, fino a perdere il senso dell’orientamento – confessa a Il Foglio della Moda –. Io e il mio team potevamo finalmente agire d’istinto, senza aspettative, senza bisogni, senza quei parametri imposti dai numeri, dai social, dai like. Niente web, niente immagini, cellulari spenti”. In effetti, quello di Risso è un lavoro di squadra, che suona come un unicum nel periodo in cui la figura del direttore creativo è messa in discussione. Risso rifiuta l’idea di creare una sua linea eponima, preferendo offrire i suoi servizi agli altri. “Mi ritroverei a espormi con il rischio di non essere più padrone del mio nome”, dice rifuggendo, ancora una volta, dall’idea di uomo solo al comando.

 

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La responsabilità collettiva

Per descrivere le creazioni di Marni, Risso utilizza l’aggettivo “nostre”, proprio per rimarcare le differenze di vedute: “Chiedo a chi lavora con me di darmi uno scossone se mai diventassi scollegato dalla realtà”. Risso aggiunge come gli abiti di Marni non siano progettati per stare nella teca di un museo, ma come parte di un movimento sociale. E sulla creatività, fondamentale nei marchi, evidenzia come in lui ci sia una duplice visione. “Da un lato esiste un utilizzo contrattuale della parola creatività (quella che si adatta al sistema) – sottolinea ancora il designer –. C’è però un altro Francesco che difende il processo creativo puro, che porta a qualcosa di nuovo”.

Senza l’ossessione degli obiettivi

All’eterno dilemma, secondo Risso, c’è però una soluzione. Stabilire un campo aperto di collaborazione, con artisti di ogni tipo. “Oggi siamo guidati da un controllo continuo che impone degli obiettivi, ma non racconta cosa c’è dietro – specifica –. Così ogni cosa diventa fredda e calcolata, il contrario di ciò che io considero bellezza: la gente non aspira a comprare ciò che è solo prodotto per performance economiche”. (dc)

Foto da marni.com

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