Rosso invoca una tassa sulla “moda inquinante” (come in Francia)

Rosso invoca una tassa sulla “moda inquinante” come in Francia

Un regime fiscale diverso, che faccia da disincentivo per la “moda inquinante”. È quanto chiede Renzo Rosso, presidente del gruppo OTB: una proposta urgente da concordare a livello europeo, sull’esempio di quanto fatto in Francia, dove hanno approvato la proposta di legge per tassare il fast fashion con un sovrapprezzo iniziale di 5 euro sui capi.

L’impegno di OTB

La proposta della tassa aggiuntiva sulla moda inquinante arriva durante la presentazione dell’annuale bilancio di sostenibilità di OTB. Rosso, sintetizza Repubblica, ha vantato i risultati del suo gruppo (che gestisce, tra gli altri, Diesel, Marni e Maison Margiela). Le emissioni sono diminuite del 20% in 4 anni, mentre l’approvvigionamento è al 17% di materiali “a basso impatto”. Dato che diventa del 50% nel caso di Diesel con l’etichetta Rehab, improntata su una nuova generazione di denim circolare derivante dal recupero di fibre riciclate. Oggi OTB si rifornisce al 56,3 % da fonti rinnovabili, che pure sono più costose, e conta di arrivare a zero emissioni entro il 2050. Un impegno, quello della holding, che non riguarda solo l’ambiente, ma che punta sulla formazione dei dipendenti, sull’apertura di asili e palestre e sulla parità di genere.

 

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La proposta francese

Un suggerimento che in Francia è già realtà. La proposta di legge che impone un sovrapprezzo di 5 euro (estendibile fino a 10 euro per ogni singolo capo di abbigliamento entro il 2030) è stata presentata a fine febbraio da una parlamentare di centro destra, e ha ricevuto il sostegno del governo. Dopo l’approvazione dell’Assemblea, la proposta di legge è attesa in Senato. Lo scopo principale è disincentivare la vendita e l’acquisto di abiti a basso costo che impattano sull’ambiente e sui lavoratori. Non solo sovrapprezzo. La nuova legge imporrà agli e-commerce che vendono capi provenienti dal fast fashion di inserire accanto al prezzo messaggi che incoraggiano al riuso, alla riparazione e che diano informazioni sul loro impatto ambientale. In aggiunta, si affiancherà una limitazione delle pubblicità che incoraggiano l’acquisto dei capi stessi. Un disegno che parte dalla presa in esame dei più famosi marchi di fast fashion, Shein per primo, citati come esempio negativo proprio durante la presentazione della proposta di legge. (dc)

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