Tapestry cresce poco, ma cresce, nel secondo trimestre chiuso il 29 dicembre 2018. “Questa performance non è stata all’altezza delle nostre aspettative a fronte di un contesto macroeconomico e geopolitico sempre più volatile” taglia corto Victor Luis, ceo del gruppo USA, che non nasconde la sua delusione. Le vendite nette del gruppo sono state pari a 1,80 miliardi di dollari con un aumento dell’1% a cambi attuali e del 2% in valuta costante. L’utile operativo è stato pari a 381 milioni di dollari contro i 346 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno precedente. Anche i marchi in portafoglio hanno avuto un andamento piatto, con l’eccezione negativa di Kate Spade, che ha perso terreno.
Nel dettaglio: il fatturato di Coach è stato di 1,25 miliardi di dollari (+2% a cambi costanti). quello di Kate Spade di 428 milioni di dollari (-1%), mentre Stuart Weitzman ha incassato 124 milioni di dollari migliorando del 3% a cambi attuali e del 4% in valuta costante. Il gruppo americano prevede che i ricavi per l’esercizio 2019 aumenteranno ad una sola cifra percentuale.
Nel mirino del ceo Victor Luis c’è Kate Spade: “Le vendite dei negozi comparabili sono state inferiori alle nostre aspettative, penalizzate dalla mancanza di novità distintive nelle collezioni finali del precedente team di design” mentre è positivo su Stuart Weitzman: “Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo che era quello di tornare a crescere al top”. Complessivamente, nel primo semestre le vendite di Tapestry sono cresciute del 4%: “È importante sottolineare che restiamo fiduciosi nella nostra tabella di marcia a lungo termine per ottenere un ritorno al reddito operativo a doppia cifra e agli utili per crescita diluita delle azioni nell’anno fiscale 2020″ ha aggiunto il ceo di Tapestry. (mv)