Meno vendite, più utili. Sono gli effetti della cura “italiana” del duo Gobbetti-Tisci e che ha portato Burberry a chiudere il primo semestre 2018 con una diminuzione delle vendite del 3% a 1.220 milioni di sterline (in linea con le previsioni), mentre l’utile ante imposte è aumentato del 36% a 174 milioni di sterline (leggermente superiore alle attese). Le vendite al dettaglio dei “negozi comparabili” sono aumentate del 3% rispetto al 4% registrato l’anno scorso. Le tendenze sono quelle osservate nel primo trimestre: gli acquirenti asiatici acquistano di più “in casa” piuttosto che in Europa, mentre continua la debolezza del Medio Oriente a causa di fattori macroeconomici. Il ceo Marco Gobbetti ha così commentato i risultati: “La risposta iniziale di influencer, stampa, buyer e clienti alla nostra nuova visione creativa e alla collezione di debutto di Riccardo Tisci (Kingdom, presentata all’ultima London Fashion Week, ndr) è stata eccezionale. Consapevoli che siamo solo nella prima fase del nostro piano pluriennale, continuiamo a gestire in modo dinamico la transizione. Confermiamo la nostra prospettiva per l’intero anno”. La griffe britannica, fondata nel 1856, conta oggi circa 10.000 dipendenti in tutto il mondo e gestisce oltre 400 negozi. Il Financial Times scrive che le azioni di Burberry, “l’unica grande company di beni di lusso quotata nel Regno Unito”, sono quasi raddoppiate tra luglio 2016 e luglio 2018, aiutate da una sterlina più debole e dalla fiducia degli investitori nella nomina di Marco Gobbetti al ruolo di ceo. Tuttavia, in estate la quotazione è scesa dopo che l’investitore belga Albert Frère ha venduto la sua quota del 6,6% della società. (mv)
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