Siamo stati a ShowME di LVMH: un trionfo dei mestieri artigiani

Siamo stati a ShowME di LVMH: un trionfo dei mestieri artigiani

Non solo un lavoro, ma un’occasione di realizzazione personale. Come per Arianna, 46enne madre toscana che si sta formando per lavorare in pelletteria: “È il mio sogno e non credevo che mi dessero più l’occasione di imparare un nuovo mestiere – ha raccontato dal palco di ShowME di LVMH –. Quando ho iniziato lo stage in Loro Piana mi sono detta: ora si fa sul serio”. Il 19 novembre al teatro Odeon di Firenze è andata in scena la data italiana (dopo quella parigina) dell’evento dedicato ai Mestieri d’Eccellenza del gruppo francese. ShowME di LVMH si è articolato in due panel: il primo, di dibattito, dove sono intervenuti addetti e manager della holding francese. E il secondo, in platea, dove in un percorso all’insegna dei cinque sensi si sono presentati visivamente e fattivamente alcuni dei mestieri praticati nelle maison del gruppo. In entrambi i panel si è insistito sullo stesso punto. Le professioni artigiane non sono semplicemente un’esigenza delle griffe e un’alternativa alla disoccupazione per il personale. Ma una vera e propria opportunità per chi voglia fare un lavoro ad alto valore aggiunto.

Il paradosso

Non è un concetto scontato: in ampi strati della popolazione i mestieri artigiani non esercitano alcun fascino. Serge Brunschwig, presidente e CEO di Fendi, lo ha spiegato con un aneddoto relativo alla preparazione di Hand in Hand, la mostra in corso a Roma. “Il progetto prevede che un artigiano da ogni regione d’Italia, anche chi prima non si è mai occupato di pelletteria, realizzi la sua versione della Baguette – racconta –. Nelle Marche abbiamo coinvolto Alex, un ragazzo di 23 anni che ha ripreso la lavorazione del vimini che faceva il nonno. È andata così bene che ora ha assunto tre persone più giovani di lui, mentre il sindaco del suo comune ha ripiantato i salici”. Ma non dappertutto è così semplice. “Gli artigiani di Piemonte e Calabria non sono riusciti a trovare stagisti in loco – continua –. Glieli abbiamo forniti noi dalla Francia”.

 

 

Un’impresa, una sfida

Chantal Gaemperle, direttore risorse umane di LVMH, ha approfittato dell’evento per annunciare un ambizioso piano nell’ambito della formazione e degli investimenti nel personale. Toni Belloni, che del gruppo è direttore generale, conferma la centralità dell’Italia: “Qui abbiamo 7 maison, 30 siti di produzione e 5.000 fornitori e appaltatori – sono le sue parole –. Per questi rappresentiamo un partner affidabile, con una media di collaborazione di 10 anni e picchi di oltre 40”. LVMH, però, non può da sola fare tutto quello di cui c’è bisogno per riaccendere l’attenzione sui mestieri artigiani. “È una sfida che possiamo vincere solo in collaborazione con le associazioni datoriali e con le istituzioni”.

Il valore della pelle

ShowME di LVMH si svolgeva in due momenti, dicevamo. Il secondo era dedicato a mostrare, anche solo in maniera simbolica, alcuni aspetti di questi mestieri artigiani. Guido Sani di conceria Masoni (nella foto a sinistra), dunque, ha avuto l’occasione di raccontare al pubblico l’arte della pelle. Una lavorazione raffinata e circolare che fornisce la materia prima per la realizzazione degli accessori d’alta gamma. Pochi metri più in là, a tal proposito, Rosy Boscaro di Rossimoda ha mostrato come si assembla uno stivale da donna: un’attività che richiede intelligenza e sapienza manuale, un’attività che sfidiamo a definire arida.

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