Anche nell’ipotetico, fantascientifico, accordo tra LVMH e Richemont c’entrano i prezzi delle borse. Essendo aumentati tantissimo negli ultimi anni, intravedono la possibilità di una minor ulteriore crescita in futuro. Cosa che invece non è avvenuta per i gioielli, che per questo oggi sono preferiti da alcuni investitori. Il tutto, nonostante la storia ci insegni che in tempo di crisi la pelletteria sia sempre stata preferita alla gioielleria dai mercati finanziari. Ecco perché il valore delle azioni di Richemont è salito dall’inizio dell’anno, rendendo più onerosa una possibile acquisizione.
La superpotenza nell’hard luxury
L’acquisto di azioni del colosso svizzero da parte del boss di LVMH, Bernard Arnault (foto a sinistra, Shutterstock), come era logico, ha dato il via ai rumors su un eventuale operazione di acquisizione da parte del gigante francese del lusso. Se così fosse, LVMH diventerebbe il dominatore incontrastato del regno del lusso. Perché dopo Louis Vuitton e Dior, campioni del soft luxury, aggiungerebbe Cartier e Van Cleef (oggi di Richemont) ai propri Tiffany e Bulgari, creando una superpotenza nell’hard luxury. Ma, a tal proposito, Bloomberg ipotizza “problemi di concorrenza in alcuni mercati”.
Lo scenario
Se Arnault valuta la partecipazione in Richemont come un semplice investimento, allora è stato astuto. Ma se ha l’acquolina in bocca, perché pregusta la preda, forse dovrà attendere. Finora Johann Rupert, presidente di Richemont (foto a destra, tratta da richemont.com), ha dato il due di picche a tutti i corteggiatori. Rupert ha 74 anni e non ha pianificato una successione familiare come ha fatto Arnault e, forse, ha individuato in Nicolas Bos il suo successore. L’indizio sta nell’averlo nominato CEO di Richemont all’inizio di giugno.
LVMH acquisirà Richemont?
Con un ipotetico premio del 50% sul prezzo delle azioni, il valore di Richemont si avvicinerebbe a 130 miliardi di franchi svizzeri. Un valore considerevole anche per una potenza come LVMH, che, giocoforza, aspetterà un periodo migliore qualora volesse sferrare un attacco. Con l’acquisto di azioni del colosso svizzero, Arnault ha gettato un sasso nello stagno. Se nei prossimi anni o decenni cambieranno le cose, lui ha prenotato un posto in prima fila, come ha cercato di fare con Hermès in passato e come ha fatto con Tod’s. (mv)
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