Louis Vuitton domina, Chanel crolla, Dior spodesta Gucci, Saint Laurent supera Hermès, Ralph Lauren in ascesa e Fendi resiste. Ecco il Vogue Business Index, la classifica biennale di 60 principali marchi di moda e del lusso, la cui performance viene valutata sulla base di oltre 160 dati relativi a sentiment dei consumatori, digitale, omnichannel, ESG e innovazione. Ma c’è una sorpresa che riguarda l’Italia.
Louis Vuitton domina
Nel Vogue Business Index elaborato per il primo semestre 2025, Louis Vuitton rimane al primo posto, così come da sei anni a questa parte. Dior supera Gucci e si piazza al secondo. Ralph Lauren sale di ben 7 posizioni e arriva fino al quarto posto, beneficiando della “recessione digitale”, come la definisce Vogue. Poi Saint Laurent (+2), Hermès (-2), Prada (-1) e Chanel, che scende di tre posizioni. Burberry (-1) e Fendi (stabile) completano la top ten. Anche Loewe, che era stato protagonista di una rapida ascesa nel semestre precedente, è sceso di tre posizioni arrivando al 12° posto.
I prezzi sono ancora un tema?
La stessa testata pone in evidenza come l’intenzione media di acquisto sia in aumento per Marc Jacobs (+9,5%), Miu Miu (+8,8%) e Maison Margiela (+8,3%). Nel frattempo la sensibilità dei consumatori verso l’aumento dei prezzi sta lentamente iniziando a scemare. La percentuale di chi è intenzionato a esplorare alternative meno costose se il prezzo dei beni di lusso fosse aumentato ulteriormente è passata dal 26% dell’anno scorso al 24% attuale. E la probabilità di fare acquisti in saldo è diminuita dal 59 al 56%. Anche se limitato, ciò indica un atteggiamento costante nei confronti delle fluttuazioni dei prezzi.
Italia sensibile all’instabilità
Tra i mercati analizzati da Vogue, l’Italia si dimostra il più sensibile alle fluttuazioni dei prezzi. Il 64% dei consumatori italiani farà meno acquisti se i prezzi continueranno ad aumentare, rispetto al 40% a livello globale. Il 42% degli italiani acquisterà prodotti meno costosi, rispetto al 27% a livello globale. La vicinanza alla filiera di produzione, le preoccupazioni legate ai markup distributivi e le recenti indagini sulla filiera di alcune griffe del lusso, secondo Vogue, non consentono agli italiani di giustificare altri aumenti. (mv)
Foto Louis Vuitton
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