Zegna invita a imparare dai francesi (ma anche a difendersi)

dai francesi

La filiera italiana “si sta facendo utilizzare malamente” dai francesi, dice Ermenegildo “Gildo” Zegna. A suo dire, le imprese produttive italiane devono essere al servizio dei marchi italiani. Ma i francesi utilizzano anche un altro aspetto made in Italy: i manager. “Ora l’operazione è riportarli a casa”, afferma lo stesso imprenditore. Più facile a dirsi che a farsi, quando oltralpe ci sono giganti come LVMH, Kering, Chanel, Hermès.

Difendersi dai francesi

I francesi sono grandi nel lusso anche perché utilizzano risorse italiane, spiega Zegna a La Stampa. “Sono sempre stati più bravi di noi nel lusso perché si sono portati a casa i migliori manager, che sono italiani. Ora l’operazione è riportarli a casa. Io qualcuno l’ho fatto tornare e le cose sono cambiate”. Gli italiani, sostiene lo stesso imprenditore, sono bravi a innovare e a decidere, ma lo sono “molto meno nella capacità di esecuzione”. Intanto la filiera nostrana fa grandi i gruppi transalpini. “Il 70% dei prodotti che le aziende francesi del lusso vendono è fabbricato in Italia. Ci stiamo facendo utilizzare malamente, dobbiamo far sì che queste aziende siano al servizio dei marchi italiani”.

 

 

C’è da imparare

Zegna riconosce però ai cugini transalpini la maggiore capacità di programmare e innovare: “I francesi programmano e innovano a tre anni. Io prima del Covid lo facevo stagionalmente”. E guardando ancora più avanti osserva: “Fra dieci anni non ci sarò più. Non è facile, soprattutto alla mia età ma è quello che il mercato chiede: i tempi della successione, a tutti i livelli, sono fondamentali”. L’ultima considerazione di Zegna è sulla Borsa. “È stato come passare dal campionato italiano alla Champions League. I membri indipendenti del Cda ti dicono le cose che pensano, poi sta a te decidere come rispondere. Dopo due anni e mezzo ho imparato tre cose: mai fare false promesse, essere onesto, e non nascondere gli eventuali problemi”. (mv)

Foto d’archivio

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