A Hermès più del recruitment preoccupa la qualità delle pelli

A Hermès più del recruitment preoccupa la qualità delle pelli

Più del recruitment, Hermès si preoccupa della qualità delle pelli. Per la maison, che ha appena inaugurato una nuova pelletteria in Normandia, trovare personale non è un problema. O, per lo meno, non lo è più: il piano di aperture dei nuovi opifici va di pari passo con i programmi di formazione, garantendo alla maison (a differenza di quanto accade a molti concorrenti) di guardare con serenità al tema del ricambio generazionale. Guardando alle questioni di stringente attualità, il CEO Axel Dumas si dice preoccupato della materia prima: la zootecnia sta cambiando e con questa anche la qualità delle pelli.

La qualità delle pelli

L’intervistatore de L’Economica del Corriere della Sera chiede a Dumas: “È più difficile trovare il numero necessario di artigiani all’altezza o le materie prime adeguate?”. La risposta non lascia adito a dubbi: “Dieci anni fa avrei detto gli artigiani. Oggi è in crescita il problema dell’approvvigionamento di pelli di qualità, perché gli allevamenti industriali rischiano di fornire una materia prima non perfetta”.

 

 

Preoccupa più del recruitment

Se Hermès invece esce vincitore dalla battaglia del recruitment, lo deve alla sua metodicità. “Un’impresa si basa sulla concordanza dei tempi – spiega il CEO –. Bisogna riuscire ad allineare il tempo breve della vendita, da una settimana all’altra, il tempo della creazione, che è all’incirca di un anno, e il tempo industriale, pari a cinque-sei anni”. Se l’offerta cresce progressivamente con l’infrastruttura produttiva, vuol dire che non è elastica. “Non può stare dietro alla domanda – chiarisce Dumas –. La qualità del prodotto non è una variabile di aggiustamento. Preferisco non produrre e non soddisfare la domanda che produrre a minor qualità”. Come tutti i gruppi francesi del lusso, anche Hermès ha radici manifatturiere in Italia. “Vogliamo aprire un ufficio di produzione. Stiamo discutendo per decidere dove – annuncia –. A me piacerebbe Torino, per cambiare e perché è una città che mi piace. Ma ognuno dice la sua, altri hanno citato Bologna. Alla fine, credo che lo apriremo a Milano”.

Foto da Hermès

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