Alle polemiche su Hermès rispondono le verità del coccodrillo

Alle polemiche su Hermès rispondono le verità del coccodrillo

C’era da aspettarsele, le polemiche su Hermès. Già, perché la notizia dell’investimento in un allevamento di coccodrilli in Australia non poteva passare inosservato. Specie alle solite frange dell’animalismo radicale, quelle che non perdonano niente, specie alle griffe. S’è trattato di attendere qualche giorno ed eccolo qua, il riflesso pavloviano immortalato dalla stampa anglofona. Ma alle contumelie delle sigle veg rispondono le certezze degli specialisti e, soprattutto, gli equilibri della filiera, quelli che vi raccontiamo su La Conceria n. 11.

Polemiche su Hermès

Si vuole un esempio di posizione polemica? Basta leggere che cosa dice Nicola Beynon di Humane Society International al Guardian. La solfa è quella solita di queste occasioni: allevare animali per poi abbatterli è crudele, tant’è che molte grandi griffe non lo fanno più. “È folle – tuona Beynon – investire in un’industria che non è più fashionable”.

Le risposte

A lui e ai suoi colleghi risponde innanzitutto Grahame Webb, presidente del gruppo coccodrilli dell’International Union for Conservation of Nature. È lui a spiegare, ancora al Guardian, che, malgrado “gli attacchi spietati”, operazioni come quelle di Hermès sono la “cosa giusta” da fare. Perché? Gli investimenti mirati favoriscono i progetti di conservazione della specie e il rispetto delle best practice. A proposito dell’accusa di scarso appeal delle pelli esotiche, invece, risponde Robb Report. Il magazine osserva che per “Hermès i prodotti in pelle esotica non sono solo una parte ben vendibile del catalogo, ma la spina dorsale” della sua identità. Le exotic skins, cioè, sono “fondamentali per ampia parte dei suoi stilisti”. Oltretutto, al di là delle polemiche e delle controversie, “non ci sono segni che il desiderio per questi prodotti sia in calo”. Anzi. “Gli investimenti nella supply chain dicono l’opposto”.

 

 

La Conceria n. 11

Sul numero in distribuzione de La Conceria è Christy Plott di American Tanning a spiegare davvero come funziona la filiera dell’alligatore. Plott è un interlocutore particolarmente interessato. Non solo perché la sua azienda tratta il materiale in questione, ma perché, per una legge dello Stato della California ora bloccata, ha visto il suo lavoro scivolare nell’area dell’illegalità. La controversia statunitense sulle exotic skins è uno dei capitoli della battaglia fatta contro l’uso della pelle da alcuni settori dell’opinione pubblica. Una querelle dove, spesso, i brand giocano su due tavoli. E che riguarda, ad esempio, anche i canguri.

Clicca qui per leggere La Conceria n. 11
Qui se non sei abbonato e vuoi scoprire le formule di sottoscrizione

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×