Le aziende agricole argentine possono ricominciare a vendere pelle di yacaré (alligatori della famiglia dei caimani). A darne notizia è il portale di informazione infocampo.com.ar, secondo cui è quanto stabilito nei giorni scorsi dal ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile sulla base del buon esito dato da un lungo progetto di ripopolamento delle specie locali: lo Yacaré Overo e lo Yacaré Negro.
La crisi
A cavallo degli anni Settanta e Ottanta il numero di coccodrilli in Argentina, dove sono chiamati yacaré mutuando il nome dalla lingua indigena guaraní, si era ridotto drasticamente in parte a causa della distruzione del loro habitat e in parte sotto i colpi dei bracconieri. Nel 1987 il governo vietò quindi l’esportazione e il commercio, anche interno al Paese, di prodotti e sottoprodotti realizzati con carne e pelle del rettile, mentre nel 1990 lanciò il Progetto Yacaré per la reintroduzione in natura di 80.000 coppie partendo dalla provincia di Santa Fe, quella che storicamente ospitava i coccodrilli, e poi estendendolo ad altre aree. L’iniziativa ha avuto un ottimo risultato: all’avvio del progetto si stimava che nella zona settentrionale di Santa Fe fossero presenti 2,7 animali per chilometro quadrato, dopo 15 anni il numero risulta salito a 9,8.
Il blocco decade
Dati questi buoni risultati, ora il governo avrebbe deciso di tornare a consentire il commercio di prodotti e sottoprodotti di yacarè, ponendo però alcune condizioni. Carni e pelli potranno essere venduti solamente da ranch autorizzati, che sono pochi e concentrati nelle province di Santa Fe, Corrientes e Formosa. Inoltre, potranno avvenire solamente in seguito alla raccolta delle uova per consentire la successiva riproduzione di nuovi esemplari. (art)
Foto da wikipedia.org