I magazzini sono pieni di pelli grezze invendute e i macelli della provincia argentina di Santa Fe, che già non attraversano un momento di mercato splendido, sono disperati. Pur di liberarsi di un ingombro e di un costo, riporta la stampa locale, sono pronti a venderle all’estero, “anche se non dovesse essere un grande affare”. Questo sarebbe possibile, però, a patto che il Governo allenti i limiti all’export di materia prima conciaria.
Le pelli grezze invendute
Il meccanismo di filiera si è inceppato. Le concerie, che già nell’ultimo periodo non si stavano rivelando ottime clienti, hanno smesso di ritirare le pelli grezze, lamenta l’associazione di settore Cámara de Frigoríficos de Santa Fe (CAFRISA). E i macelli si ritrovano con un sottoprodotto sul groppone. Non solo tocca metterle sotto sale, che rappresenta un costo in più, ma costringono (per recuperare i mancati introiti) ad alzare il prezzo della carne, quando il mercato nazionale dei prodotti alimentari non è particolarmente vivace.
L’export
Il problema di filiera non sarebbe nazionale, ma limitato alla provincia di Santa Fe. Ma CAFRISA si augura un intervento della Casa Rosada per sbloccare la situazione. Come? Alleggerendo i limiti alle esportazioni, “come nel 2020” quando ci fu una sorta di liberalizzazione semestrale per riequilibrare il rapporto tra offerta e domanda di materia prima conciaria dopo il lockdown. Certo, il mercato globale della pelle non vive un momento splendido. Ma per quelli di CAFRISA, ansiosi di liberarsi dell’impiccio gestionale, non sarebbe un problema.
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