L’ultimo da presidente dell’Argentina di Mauricio Macri riguarda il commercio della pelle. Lunedì 10 dicembre il Capo dello Stato ha firmato il decreto 847. Il provvedimento fa decadere i dazi sull’export di materia prima conciaria. Non tutta, però: la liberalizzazione riguarda solo una quota della produzione. Come si legge nello stesso documento, “l’onere fiscale ha generato una contrazione significativa nel settore zootecnico e una perdita di competitività della pelle argentina sui mercati esteri“. Il saluto del presidente uscente, insomma, è stato rimuovere il dazio sull’export della pelle grezza.
Ultimo atto
Si tratta dell’ultimo atto assunto da Macri come presidente dell’Argentina, dicevamo. I risultati delle elezioni di fine ottobre consegnano il Paese al peronista Alberto Fernández. Il nuovo regolamento è già entrato in vigore. Durerà fino al 31 dicembre 2021, ma sarà applicabile solo a un numero limitato di pelli esportate: l’asticella è posta a 2 milioni di unità, ossia l’8% del volume totale.
Il dazio sull’export della pelle
Un anno fa i rappresentanti della Mesa de la Carne, l’associazione che rappresenta gli attori dell’industria zootecnica argentina, chiedevano a Macri di eliminare o almeno ridurre il dazio sull’export della materia prima conciaria. Impegno che Macri si era assunto, annunciando che entro la fine del 2018 avrebbe ridotto la tassa dal 10 al 5% e per il 2020 sarebbe arrivato alla piena liberalizzazione. Dopo 5 mesi di attesa, il dimezzamento del dazio non era ancora stato attuato. I rappresentanti del settore hanno fatto sentire la loro voce, ottenendo lo scorso maggio che anche l’autorità doganale della provincia di Salta, al confine con Cile e Bolivia, potesse autorizzare l’export di pelli grezze. Il privilegio era già previsto per i porti di Buenos Aires e Gualeguaychú (cittadina portuale ai confini con l’Uruguay). Oggi il nuovo capitolo. (art)
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