Bene le carni rosse, che nel mese di agosto migliorano il record mensile di dicembre 2019. Ancora meglio le ovicaprine, specie l’agnello. I trend di export elaborati da MLA (Meat and Livestock Australia) vedono nel 2023 la zootecnia australiana confermare le quote di mercato o addirittura migliorarle. Come? Approfittando dei riequilibri delle filiere altrui (come nel caso degli States) o dei nuovi accordi di libero scambio (come nel caso del Regno Unito).
I trend dell’export
A proposito delle carni rosse, MLA registra ad agosto un export di 102.000 tonnellate: vale a dire il +11% su base annua e il miglior risultato mensile da dicembre 2019. Merito dei mercati del Nord America: negli USA (+71%) il prodotto australiano ha sopperito alla minor disponibilità di quello nazionale. Nello stesso mese mentre il montone ha segnato il +29% e la capra il 22%, ma tra le ovicaprine è l’agnello a segnare il più significativo risultato di export (con oltre 31.500 tonnellate, il +21% su base annua). A sostenere l’exploit sono state la Cina, che da sola ha comprato più di 7.000 tonnellate (+47%), e il Regno Unito (+174%).
La prospettiva nell’anno
Guardando ai risultati nei primi 8 mesi dell’anno, MLA nota che l’agnello con 205.111 tonnellate già esportate non solo ha fatto +10% sul 2022. Ma ha anche gettato le basi per chiudere il 2023 al di sopra della stima di 462.000 tonnellate totali di export. La carne rossa, invece, è in linea con l’obiettivo di 678.000 tonnellate nei 12 mesi.
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