Prima gli incendi, poi le alluvioni: il risultato è che in Australia il prezzo dei bovini è arrivato ai livelli più alti degli ultimi 4 anni. Come sottolinea la stampa australiana, è un problema. Innanzitutto, perché il picco è in controtendenza: nel resto del mondo (causa rallentamento della domanda asiatica) il prezzo della carne rossa è in calo. In seconda battuta perché spinge il prodotto australiano fuori dal mercato: si registrano già macelli chiusi per mancanza di lavoro.
Il prezzo dei bovini è troppo alto
Secondo Rural Bank, nell’anno in corso il tasso delle macellazioni in Australia dovrebbe calare del 45%. Gli allevatori, dopo aver perso bestiame nelle fiamme e nel fango, preferiscono ripopolare le mandrie. La scelta ha un immediato riflesso nei prezzi, registra ABC: nei primi due mesi del 2020 il valore dei giovani capi è raddoppiato. I macelli, intanto, vanno KO. JBS ha chiuso l’impianto che controlla a Scone, Southern Meats ha fatto altrettanto a Goulburn.
Lo scenario globale
Il trend australiano è opposto a quello globale, dicevamo, dove il prezzo della carne tende a scendere. Già, perché come sottolinea Beef Central l’emergenza Coronavirus ferma il mercato in Cina e in Asia in generale. Con le industrie del turismo e della ristorazione ridotte ai minimi, la domanda di proteine animali è destinata, come minimo, ad essere flat. Il rimbalzo positivo è possibile solo con il ritorno alla normalità.
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