Una questione di ordine pubblico e un problema di mercato. MLA, l’associazione australiana dell’industria zootecnica, è preoccupata. Uno studio affidato a una agenzia indipendente, riporta il media australiano ABC, sostiene che il settore rischia di perdere fino a 3,2 miliardi di dollari australiani (circa 2 miliardi di euro) entro il 2030 se non si adegua ai parametri richiesti dal nuovo consumatore responsabile in termini di welfare animale. La battaglia della carne rossa si combatte pure sul campo della trasparenza e della comunicazione, insomma. Una questione che, dicevamo, si interseca anche a vicende di ordine pubblico. MLA lamenta l’intensificarsi delle incursioni delle sigle vegane negli allevamenti: una minaccia da cui scaturisce anche un racconto parziale (quello degli animalisti della filiera) capace di condizionare il pubblico.
Come fenice
Intanto il player australiano della carne Thomas Foods International ha annunciato l’allestimento di un nuovo impianto produttivo in località Murray Bridge. “È il più grande investimento da 30 anni a questa parte”, è il commento dei vertici aziendali ripreso da Global Meat News. Lo stabilimento, destinato alla produzione di carni sia rosse che ovine, impiegherà 2.000 addetti e dovrebbe essere operativo per la fine del 2020. Appena un anno fa Thomas Foods International ha perso una facility, distrutta da un incendio.
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