Il programma è partito nel secondo semestre dell’anno dallo stato del Pará, uno di quelli dove, ricorda Reuters, la deforestazione procede a ritmi più sostenuti. È qui che COTI (Certification of Origin and Traceability Implementation Initiative) ha avviato con una rete di piccole imprese il progetto pilota di tracciabilità della pelle. Mancano ancora i big del settore, ma COTI ha fin qui tracciato 113.000 capi e conta di arrivare a 200.000 entro gennaio.
Il progetto pilota di tracciabilità della pelle
A fare da sfondo all’iniziativa è il regolamento europeo che proibisce l’import di beni e prodotti derivanti da territori deforestati: la pelle è uno di questi. “Presto i nostri clienti europei potranno inserire un codice su una piattaforma – commenta con Reuters Ivens Domingos, direttore della sostenibilità della conceria Durlicouros – e avere accesso a tutte le informazioni sull’animale da cui deriva il prodotto”. L’ambizione dei promotori è vedere crescere la rete delle aziende aderenti e portare COTI anche fuori dei confini del Pará. Secondo Roberto Paulinelli, direttore di Frigorifico Rio Maria (azienda di trasformazione delle carni), l’iniziativa può essere replicata altrove.
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