Protezionismo, costi elevati e scioperi degli autotrasportatori hanno reso il 2018 l’anno di più difficile gestione del decennio per BRF. Ad affermarlo sono gli stessi vertici del produttore brasiliano di carne, che ha appena reso noti i dati del proprio fatturato, caratterizzato da una perdita netta leggermente superiore al miliardo di euro e da una contrazione dell’EBITDA dell’8,4% su base annua. Nel corso del 2018 BRF ha cercato di arginare le difficoltà attuando un piano che prevedeva la dismissione di alcuni stabilimenti, la riduzione delle scorte di materia prima congelata e la cartolarizzazione di crediti. La strategia, però, pur consentendo di recuperare circa 950 milioni di euro, non ha portato nelle casse della società quando atteso. Scrive globalmeatnews.com che l’amministratore delegato Pedro Parente ha ammesso che “i risultati del 2018 lasciano molto a desiderare”, ma che al contempo “non riflettono la portata crescente delle opportunità che vediamo per creare valore per i nostri azionisti e per la società”. Il 2018, spiega ancora Parente, è stato un anno di transizione “che ha avviato il processo cruciale e significativo di recupero e ristrutturazione dell’azienda”. Nel frattempo, aumenta la quantità di carne immessa sul mercato da alcuni produttori nell’area del Mato Grosso. I dati dell’Istituto dell’economia agricola dello Stato (IMEA) certificano che negli ultimi 12 mesi nelle regioni del Centro Sud sono stati macellati circa 650 capi in più ogni giorno, mentre nelle aree Nord e Nord-Est l’incremento è stato compreso tra i 100 e i 440 capi al giorno. Complessivamente, nel Sud dello Stato sono stati macellati poco più di 7.000 capi al giorno, al Nord 3.700 e a Nord Est 2.200. Secondo IMEA questo testimonia la crescente domanda di carne rossa e la previsione è che i prezzi della materia prima dovrebbero mantenersi elevati.