“A cominciare dal primo gennaio 2020, sarà illegale importare in California a fini commerciali o vendere entro i confini dello stato la carcassa e qualsiasi altra parte di coccodrillo e alligatore”. Recita così la norma del codice penale californiano che dal prossimo anno proibisce il commercio di materia prima di coccodrillo e alligatore. La legge è stata approvata nel 1970, ma la sua applicazione è stata fin qui sospesa. Malgrado in Assemblea ci fossero tre diverse proposte che chiedevano l’ulteriore sospensione o l’annullamento della norma, a Sacramento, dove sono già proibiti il commercio di canguro e pitone e si discute del bando alla pelliccia, hanno deciso diversamente.
Le reazioni
Festeggiano, non potrebbe essere altrimenti, PETA, Social Compassion in Legislation e gli altri gruppi animalisti che hanno fatto pressione per la celere entrata in vigore della legge. Esprime disappunto e preoccupazione, invece, chi si occupa di conservazione delle specie animali. “Non si può certe dire che è una mossa negli interessi della conservazione, né che aiuterà a salvare anche solo un coccodrillo – commenta dalle colonne di ILM Grahame Webb, presidente di della commissione per il coccodrillo di IUCN, l’Unione Nazionale per la Conservazione della Natura –, al contrario elimina gli incentivi alla conservazione dei rettili”. L’applicazione della norma, continua Webb, è stata sostenuta dai “sedicenti animalisti sul presupposto che ci fosse un massiccio commercio illegale, ma non è così”. L’uso delle pelli esotiche è stato “uno dei più forti driver di conservazione nelle aree più remote del mondo”.