Carne rossa in fermento in Canada e Australia. Nella provincia dell’Alberta si solleva la questione delle marchiature a fuoco: “Se ne fanno troppe, non sono più necessarie”, obietta un veterinario. La filiera zootecnica di Canberra, intanto, registra dati positivi nel commercio estero di prodotti bovini e ovini. Unica eccezione: le capre.
Marchiature desuete
Il dibattito emerge dalla stampa locale. Secondo Livestock Identification Service, nella provincia dell’Alberta ogni anno circa il 50% dei vitelli è sottoposto a marchiatura a fuoco. Il dato, sottolinea il portale canada.com, è ben superiore alla media nazionale del 10%. Per questo Roy Lewis, veterinario di lungo corso, si è sentito in dovere di intervenire dalle colonne dell’Alberta Farmer Express, spronando gli allevatori ad adeguarsi ai tempi. La marchiatura a fuoco (in calo anche in USA) è un metodo invasivo che compromette in maniera definitiva la pelle dell’animale, osserva, mentre sono sul mercato validi metodi alternativi come i tag collegati a sistema GPS.
Risultati australiani
Nell’anno fiscale concluso lo scorso giugno l’export di carne rossa dall’Australia è cresciuto su base annua del 7%, mentre quella di agnello e montone rispettivamente del 2% e del 17%. La capra, invece, ha perso il 27%. Secondo l’associazione di categoria MLA, il settore ha beneficiato del dollaro locale debole e di spostamenti di consumi in Africa e Asia (soprattutto Cina, dove è in corso un’epidemia di febbre suina).