Tra Cina e Australia è guerra a colpi di dazi. Il governo del Paese asiatico ha deciso di aumentare le tasse sull’importazione di carne bovina per 6 mesi. Le tariffe passeranno dal 4,8% al 12%. L’intervento rientra in un accordo di libero scambio e, in qualche misura, dimostrerebbe il grande incremento di importazione di carne australiana effettuato dalla Cina. Allo stesso tempo, però, l’aumento rappresenta una nuova stoccata in una battaglia più ampia.
Guerra a colpi di dazi
Il China-Australia Free Trade Agreement (CHAFTA) è un accordo sottoscritto dai due Paesi nel 2015. Il documento prevede imposte preferenziali per lo scambio di alcuni prodotti. Tuttavia, le tariffe decadono una volta attivata una protezione agricola speciale (SSG). Questa attivazione scatta automaticamente al superamento di una certa soglia. Per il 2020 l’accordo prevede imposte preferenziali per il commercio di carne bovina fino a un massimo di 179.687 tonnellate. Un volume che, secondo i media locali, sarebbe stato raggiunto lo scorso 30 giugno. Così, la Cina ha deciso di aumentare i dazi sulla carne bovina australiana per 6 mesi passando dal 4,8% al 12%. Il Dipartimento dell’Agricoltura dell’Australia ha assicurato che la modifica delle tariffe “non è in alcun modo collegata ad altre questioni commerciali o a Covid-19″. Tuttavia, tra i due Paesi si vive un momento di tensione.
I precedenti
Il commento del dipartimento australiano arriva poco dopo l’imposizione da parte di Pechino di un altro balzello all’export di Canberra. Una tariffa dell’80% sull’orzo. A maggio il governo cinese aveva comunicato la sospensione delle importazioni di carne rossa da quattro macelli australiani. La decisione, come riportano diversi media internazionali, sarebbe legata alle richieste di chiarimento da parte del primo ministro australiano Scott Morrison sull’origine della diffusione del virus Covid-19.
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