Negli Stati Uniti cresce il consumo di carne bovina. Mentre in Uruguay l’export di pelle archivia positivamente la prima metà dell’anno. Le cronache americane riportano segnali incoraggianti per la filiera. Nel Nord del continente, gli USA vedono calare leggermente la produzione di carne rossa, anche se all’interno del segmento la bovina segna un incremento dell’1% su base annua. A Sud, invece, i commercianti di grezzo uruguayani hanno registrato vendite in aumento del 51%.
La carne negli Stati Uniti
A proposito di cronache americane, partiamo dagli States. Dove, secondo i dati USDA (United States Department of Agriculture), nel mese di giugno i macelli hanno lavorato 4,67 miliardi di libbre di carne rossa. Vale a dire il 3% in meno rispetto ai 4,79 lavorati nello stesso periodo un anno fa. Guardando nel dettaglio dei diversi animali macellati, emerge che la carne bovina ha tenuto. La produzione ha toccato 2,40 miliardi di libbre, ossia l’1% in più rispetto all’anno precedente. Complessivamente i macelli statunitensi hanno lavorato 2,95 milioni di capi, il 3% in più di giugno 2020. La produzione di carne di vitello è invece scesa del 27% a 4,1 milioni di libbre, per un totale di 31.800 capi (-15%).
E l’export dell’Uruguay
Intanto in Uruguay l’export di pelle grezza continua ad andare bene. A giugno, come emerge dal rapporto di Uruguay XXI Institute, l’ente che promuove le esportazioni, il commercio di materia prima ha generato incassi per 14 milioni di dollari. Vale a dire il +185% rispetto allo stesso mese di un anno fa quando però vigevano i blocchi della pandemia. Nei primi 6 mesi dell’anno il settore ha guadagnato 68 milioni di dollari, contro i 45 dell’anno scorso. (art)
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