La Namibia investe nella filiera: dal macello alla pelle, iniziando dall’allevamento. Deadline: anno 2021. Entro questa data il Paese africano disporrà di un allevamento di bestiame che la renderà uno dei maggiori fornitori di carne dell’Africa meridionale. Ne è convinto Michael Humavindu (vicesegretario del Ministero dell’Industria Commercio e Sviluppo).
200.000 ettari
Il politico ha aggiornato le categorie industriali sullo sviluppo di Kavango Cattle Ranch, che sorgerà su un’area di 200.000 ettari nella zona Nord della Namibia. E, insieme al ranch, nei piani del governo rientra anche il potenziamento della conceria di Ondangwa. Il prossimo passo verso la definizione del progetto che va dal macello alla pelle è l’approvazione istituzionale di un rapporto sulla strategia di crescita del settore.
E la Cina?
In attesa del ranch, i produttori di carne in Namibia attendono che il governo sottoscriva gli accordi di scambio con la Cina. La Namibia, a oggi, è l’unico Stato africano a non poterlo ancora esportare verso Pechino. Tuttavia, dal ministero dell’Agricoltura hanno fatto sapere che l’ok del governo non determinerà automaticamente il via libera. Perché il commercio sia consentito bisognerà attendere i risultati delle ispezioni indipendenti che sta conducendo il Dipartimento di Certificazione, Accreditamento e Amministrazione.
I requisiti
Per esportare la carne in Cina, gli allevatori della Namibia devono soddisfare alcuni criteri. Per esempio, che gli animali siano nati e siano poi stati allevati nella zona in cui non è stato riscontrato alcun caso di afta epizootica. Oppure, che non siano mai stati nutriti con prodotti di altri ruminanti, ad eccezione del latte. Come riporta il quotidiano Southern African, il direttore esecutivo di Namibia Agricultural Union, Sakkie Coetzee, si è detto favorevole all’apertura verso l’Asia: “Spero che i macelli sfruttino questo nuovo mercato” ha commentato. (mv)
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