Pelle in ripresa, carne in sofferenza. La filiera brasiliana della materia prima si è mossa su binari divergenti nel corso del 2021. Lo certificano i dati di CICB (Centro das Indústrias de Curtumes do Brasil) e SECEX. In altre parole: la pelle ha segnato un incremento delle vendite sia in termini di quantità che di valore, rispettivamente dello 0,5% e del 44,9%. La carne, invece, ha mostrato un calo pari al 7% in volume.
I binari divergenti della filiera brasiliana: la pelle
Elaborando i dati SECEX, CICB mostra nel suo più recente rapporto che le vendite di materia prima in Brasile sono cresciute durante il 2021 rispetto all’anno precedente. Negli scorsi 12 mesi le concerie brasiliane hanno venduto 172,3 milioni di metri quadri di pelli contro i 171,4 milioni del 2020. Nel 2019 furono 183,5. L’incremento su base annua è pari allo 0,5%. In termini di valore la crescita è del 44,9%. Nel 2021 il Brasile ha venduto pelli per 1,41 miliardi di dollari contro i 976 milioni di dollari incassati nel 2020. Nel 2019 incassò 1,16 miliardi.
Carne in sofferenza
SECEX certifica, allo stesso tempo, le difficoltà della carne. Nel 2021 le esportazioni sono state pari a 1,8 milioni di tonnellate, vale a dire il 7% in meno rispetto al 2020. A pesare sulla contrazione, come scrive beefpoint.com.br, è l’embargo cinese. Pechino rappresenta, infatti, il mercato più importante per i macelli brasiliani, ma nel 2020 ha chiuso per oltre 3 mesi le frontiere alla carne brasiliana a causa di alcuni casi di mucca pazza. Nonostante questo, però, gli incassi sono stati buoni. Abrafrigo, elaborando i dati SECEX, certifica una crescita del 9% delle vendite in termini di valore, per un totale di 9,2 miliardi di dollari. E, comunque, la Cina rimane il maggiore acquirente di carne bovina brasiliana, con 950.000 tonnellate importate contro gli 1,2 milioni dell’anno precedente.
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