Il 10 gennaio le autorità tedesche hanno riconosciuto un caso di afta epizootica in un allevamento di bufali nel Brandeburgo. Il primo caso in Germania dal 1988 (e in Europa dopo quello bulgaro del 2011) della malattia virale, innocua per l’uomo e molto diffusa in Asia e Africa. L’incidente fa perdere a Berlino lo status di Paese FMD-free, le impone misure straordinarie per il contenimento del contagio e annuncia uno tsunami sull’export tedesco dei prodotti (e sottoprodotti) della zootecnia.
Il primo caso di afta epizootica
Fin qui sono stati abbattuti capi di bestiame nell’allevamento incriminato e in uno che da questo ha comprato fieno. In più le autorità sanitarie, come racconta Euronews, hanno proibito per 72 ore il trasporto a Berlino e nel Brandeburgo di capi bovini e ovicaprini per evitare la diffusione della patologia. Nuovi casi non ne sono ancora emersi. Ma Cem Özdemir, ministro tedesco dell’Agricoltura, invoca prudenza prima di cantare vittoria. Mentre è consapevole che ci saranno conseguenze sull’export (che per il Paese vale 10 miliardi annui di euro) di prodotti, come carne e latticini, così come dei sottoprodotti, tra cui le pelli grezze. Il primo contraccolpo c’è già stato: il Regno Unito, tra i principali clienti della Germania, ha già proibito le importazioni di animali vivi e prodotti alimentari.
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